sabato 4 febbraio 2012

Elettra ed Oreste, adolescenti techno


Una ragazza che ascolta la musica in cuffia. Vestita come una bambola luccicante. Immobilizzata sui pattini incollati al pavimento. Poco lontana, una giovanissima dj in occhiali scuri manda le canzoni che parlano di solitudine, perdita, rabbia, e un desiderio infinito d’amore. Una scena che potrebbe essere ritagliata in un angolo di una discoteca in pieno ardore notturno, e che invece si pianta nel polmone di un piccolo teatro romano (l’Argot). Elektrica, un’opera techno, pesca nel lontano mito greco, nella storia degli Atridi, per mostrarci le conseguenze sul corpo adolescente - apatia, autismo, melanconia - degli abusi familiari.
Concepita più come un’opera sensoriale che parte dal proprio stesso sperimentare, piuttosto che come una variante concettuale di un mito intimidente, Elektrika “sale” piano piano, come le sue canzoni che Maura Pettorruso canterà da sola o in coppia con l’Oreste di Woody Neri, a cui la lega una catena che come i pupazzi di un carillon avvinghia i figli di Agamennone. Si trafugano qui i fantasmi di una mente acerba che precocemente è costretta a conoscere il lutto e la tragedia. Elettra, adolescente buttata in un angolo a frequentare sempre e solo se stessa, attende il ritorno di Oreste, che dopo l’assassinio del padre Agamennone (ad opera di Clitennestra e del suo amante Egisto), era stato allontanato dalla casa. Da Eschilo a Sofocle fino a Sartre e Yourcenaur, la scena del “riconoscimento” tra fratello e sorella è la più toccante, il vero centro nevralgico della tragedia. Perché non è sull’asse verticale del rapporto padre-figlia (il complesso di Elettra) che si sviluppa questa storia archetipica, ma sull’asse orizzontale della relazione tra fratelli. Oreste è venuto a compiere la vendetta e a riprendersi la sorella, a ridarle l’identità. Gli artisti di “Macelleria Ettore” si sono sintonizzati su questa nota, contenuta nel mito ma mai sufficientemente compresa dagli esegeti, sviluppando, su una rigorosa traccia techno, la disperata richiesta d’aiuto che Elettra rivolge al fratello. «Vieni a prendermi. Riconoscimi. Regalami un’identità. Vieni a prendermi. Non deludermi. Dimmi che la vita non è qui» recitano i versi di Carmen Giordano, anche regista, a cui le musiche di Chiarastella donano una seducente linea d’ombra.
(per le repliche di Elektrika, e per il cd dell’opera, www.macelleriaettore.it)

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